La calcolosi della colecisti insieme alle ernie è una delle patologie addominali più frequenti e per la quale le tecniche chirurgiche mini invasive si sono dimostrate estremamente vantaggiose.
Alla base della patologia vi è la formazione di calcoli all’interno della cistifellea; i calcoli nella maggior parte dei casi sono composti da colesterolo, possono essere di varia forma e dimensione, più raramente si possono formare calcoli composti prevalentemente da bilirubina o misti.
Esiste anche una condizione patologica della bile denominata fango biliare in grado di mimare nei sintomi e anche nei rischi di complicanze la calcolosi vera e propria.
Una grande percentuale delle persone affette da calcoli della cistifellea non sa di esserlo e non ha mai avuto sintomi, si parla pertanto di calcolosi della colecisti asintomatica.
Spesso queste diagnosi vengono poste dopo un’esame ecografico eseguito per altre motivazioni. Talvolta in questi casi parlando bene con il paziente si possono identificare episodi sfumati e mal definiti dal soggetto come “mal di pancia inspiegabili” o “difficoltà a digerire” che invece sono riconducibili a sintomi litiasi biliare.
Quando invece la calcolosi della colecisti si manifesta nei suoi sintomi più evidenti si potrà riscontrare la classica colica biliare.
La colica biliare si scatena quando i calcoli contenuti nella cistifellea si muovono per qualche motivo e si incuneano temporaneamente nella regione denominata infundibulo, il nostro organismo quindi nel tentativo di liberarsi dall’ostruzione fa si che la colecisti si contragga. Si avvertono dolori anche violenti che interessano la regione sotto-costale destra, la regione centroaddominale-epigastrica e talvolta la spalla destra. Questi dolori tipicamente hanno un andamento colico, cioè aumentano e diminuiscono ciclicamente seguendo gli spasmi della colecisti ma possono essere percepiti dal soggetto anche come continui e duraturi.
Nella maggior parte dei casi la colica biliare si esaurisce in poche ore spontaneamente e osservando una dieta povera di grassi si può limitare la sua nuova insorgenza ma il problema di fondo rimane e si impone una risoluzione chirurgica.
Anche i farmaci studiati nei decenni passati per fluidificare la bile come l’acido ursodesossicolico non sono spesso in grado di sciogliere completamente i calcoli.
Quando la colica biliare non si esaurisce in poche ore si può determinare un quadro infiammatorio denominato colecistite acuta caratterizzato da febbre e dolore continuo in regione sotto-costale destra, tale situazione può rappresentare una urgenza vera e propria. Se qualche calcolo (spesso di piccole dimensioni) migra attraverso il dotto cistico e va ad ostruire la via biliare principale o lo sfintere di Oddi si può scatenare una pancreatite, una colangite accompagnate o meno da ittero ostruttivo, tutti quadri clinici ad alto rischio ed urgenti, per i quali il semplice trattamento dei calcoli della cistifellea non basta più e bisogna trattare con manovre più complesse.
Dal momento che i farmaci per il trattamento della litiasi biliare presentano un’ azione coadiuvante ma non risolutiva in breve tempo di fronte ad una calcolosi della colecisti sintomatica è necessaria una risoluzione chirurgica.
L’intervento indicato è la colecistectomia cioè la rimozione della cistifellea. Con questo intervento oltre ad eliminare i calcoli biliari si elimina la possibilità che se ne formino di nuovi. La vita senza cistifellea prosegue in modo del tutto normale, nelle prime settimane è bene seguire una dieta povera di grassi e può esserci un breve periodo di adattamento digestivo con alterazioni di poco conto e spesso non percepibili.
Per eseguire l’intervento di colecistectomia in passato l’unica soluzione era l’incisione della parete addominale e l’esposizione di fegato e colecisti a cielo aperto. Questo tipo di incisioni della parete addominale richiedeva molti giorni per la guarigione nonché esponeva al rischio di infezioni post-operatorie interne e della ferita chirurgica.
Spesso anche dopo diversi mesi dall’intervento si venivano a formare di ernie incisionali o laparoceli per il cedimento dei tessuti. Il decorso post-operatorio richiedeva parecchi giorni di degenza e un dolore considerevole.
Dagli anni novanta grazie alla laparoscopia è stato possibile eseguire l’intervento di “videolaparocolecistectomia”, con questa procedura la colecisti viene isolata e rimossa ad addome chiuso, senza incisioni estese, utilizzando piccoli fori per il passaggio degli strumenti e la rimozione del viscere. I giorni di degenza si sono cosi ridotti drasticamente e gli outcame sono migliorati sensibilmente.
Alcuni limiti puramente tecnici per i quali fino ai giorni nostri i chirurghi si sono confrontati riguardano gli strumenti laparoscopici veri e propri che sono privi di articolabilità e quindi fissi in un raggio di azione con pochi gradi di libertà nel movimento amplificando eventuali imperfezioni del chirurgo.
Infine una visione del campo operatorio attraverso una telecamera che per quanto accurata possa essere rimane proiettata su uno schermo a distanza e bidimensionale.
La chirurgia robotica ripropone l’intervento videolaparoscopico in tutti i suoi vantaggi migliorando alcuni limiti tecnici dello strumentario e della visione.
In chirurgia robotica, nell’intervento di colecistectomia, gli strumenti vengono sempre introdotti attraverso piccoli orifizi, tuttavia sono strumenti articolabili, si possono muovere con un’ampio grado di libertà e il movimento è filtrato e assistito.
La visione del chirurgo è tridimensionale e le strutture anatomiche appaiono proporzionate nelle distanze favorendo ancora di più la messa frutto della precisione strumentale. E possibile identificare il dotto cistico e isolarlo con una sicurezza estrema anche perché esiste una particolare funzione denominata “FIREFLY.” Grazie a questa funzione il chirurgo vede anche quello che ad occhio nudo e in laparoscopia non è visibile, la via biliare appare in tutta la sua struttura, illuminata da una luce laser che la rende selettivamente fluorescente.
L’utilizzo di questa funzione da in tempo reale al chirurgo la visione anatomica specifica di quel paziente, ognuno di noi può infatti presentare varianti anatomiche della via biliare che rimangono mascherate dietro ad altri tessuti e pertanto non riconoscibili, questa variabilità anatomica rappresenta una pericolosa incognita durante gli interventi tradizionali o laparoscopici.
Nella chirurgia robotica la si può visualizzare in tempo reale durante la procedura rimanendo in sicurezza. Alla fine dell’intervento la cistifellea viene introdotta in un apposito bag sterile ed estratta insieme ai calcoli attraverso uno dei piccoli fori eseguiti per essere mandata ad analizzare.
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