L’intervento di riparazione robotica per diastasi addominale eseguito dal Dott. Darecchio è mininvasivo ma di grande efficacia. Garantisce una rapidissima guarigione, non necessita di tubi di drenaggio post-operatorio e richiede mediamente una o due notti di permanenza in clinica.
Si eseguono alcune millimetriche vie di accesso per riparare la diastasi addominale e ricostruire la linea alba su tutta la sua estensione, dallo xifoide al pube.
La ricostruzione robotica eseguita dal Dott. Darecchio è molto richiesta dal pubblico femminile e anche maschile per le sue qualità estetiche. I diametri addominali infatti risultano estremamente ridotti dopo l’intervento con l’accentuazione del punto vita nelle donne e della tipica “V-Shape” nell’uomo. Tale restrizione e ridistribuzione dei diametri addominali è in rapporto all’entità della patologia iniziale e risulta particolarmente evidente nelle diastasi ampie.
Questa ricostruzione, inoltre, essendo estremamente fisiologica e solida, è particolarmente apprezzata dagli sportivi in quanto trascorso il breve decorso post-operatorio non vi sono particolari limitazioni nell’attività fisica.
Nei mesi successivi all’intervento, si verifica tipicamente un ulteriore appiattimento della parete addominale dovuto al ripristino di un normale tono muscolare. Un aspetto caratteristico e gradito dal punto di vista estetico è la ripresa della vitalità e della texture cutanea nella regione periombelicale.
Tale fenomeno biologico si verifica in quanto i muscoli retti ritornano alla loro posizione fisiologica fornendo nuovamente supporto strutturale e vascolare alla cute della linea mediana. Sempre su questo principio si risolvono anche gli eccessi cutanei relativi che tipicamente si associano a diastasi addominale in paziente normopeso.
Un ulteriore risultato estetico apprezzato dell’intervento robotico è senza dubbio il livellamento del classico “gradino” in sede di taglio cesareo. Questo inestetismo viene trattato in sede di intervento robotico per via interna e senza bisogno di incidere nuovamente il vecchio cesareo. Il pannicolo adiposo viene livellato, le aderenze del cesareo vengono rimosse, e pertanto, anche la regione sovrapubica ritorna piatta.
Nei casi invece di vero addome a grembiule tipico degli stati di ex obesità è possibile associare alla ricostruzione robotica anche un lifting locale sovrapubico anch’esso di rapida guarigione e senza necessità di tubo di drenaggio.
Infine un argomento estetico e funzionale importantissimo è l’ombelico.
Nella maggioranza delle diastasi addominali è presente anche un’ernia ombelicale spesso piccola-subcentimetrica che viene curata con la ricostruzione della linea alba. L’estetica dell’ombelico è assicurata dal fatto che esso viene fissato nel suo derma profondo alla nuova linea alba ricostruita e pertanto ritorna fisso, piccolo e introflesso come era in origine senza incisione esterne.
Una diastasi addominale si manifesta con segni e sintomi ben precisi:
I segni tipici della diastasi addominale sono spesso evidenti dall’esterno e consistono in una deformazione di forma ovale presente dallo xifoide (la cartilagine nella regione regione sotto allo sterno) fin a sotto l’ombelico o nei casi più gravi fino al pube. Tale deformazione tipicamente è molto visibile durante la contrazione muscolare da sdraiati in soggetti a pannicolo adiposo sottile, mentre è meno evidente in posizione di riposo, o in soggetti a pannicolo adiposo spesso.
Stando in piedi tipicamente la diastasi addominale comporta un volume addominale aumentato indipendentemente dal reale peso corporeo. Questo avviene perché i muscoli retti essendo divisi l’uno dall’altro non possono più esercitare la loro azione contenitiva ed i visceri, premendo su quello che rimane della parete addominale, dilatano i diametri abnormemente.
A prima vista se si è affetti da diastasi addominale ci si può presentare come se si fosse “ancora incinta”.
Questo volume addominale aumentato è tipicamente variabile nel corso della giornata e maggiore dopo i pasti per avere il suo massimo alla sera dopo cena tant’è che molte pazienti, erroneamente, talvolta si rivolgono al gastroenterologo sospettando patologie digestive o all’allergologo nell’ipotesi di essere allergiche a qualche alimento.
Spesso il paziente stando sdraiato percepisce o addirittura vede strani movimenti dovuti alla peristalsi intestinale nella regione periombelicale e della linea mediana.
Spesso si può avere una sensazione sgradevole premendo con la mano sulla linea mediana in quanto i visceri vengono stimolati direttamente perché non vi è alcuna protezione al di fuori della pelle e della linea alba residua che risulta assottigliata.
Spesso risulta percepibile la pulsazione dell’aorta addominale alla palpazione della linea mediana.
Un segno tipico della diastasi è l’eccesso cutaneo relativo della regione periombelicale e della linea mediana, tipicamente la pelle di questa regione non essendo più supportata da tessuti solidi retrostanti e diventa cadente ed eccessivamente mobile.
L’ombelico nella diastasi addominale può risultare estroflesso in quanto non è più sostenuto dalla linea alba, spesso inoltre sono presenti vere e proprie ernie ombelicali o della linea mediana.
I continui gonfiori addominali esercitano un azione di trazione sulla cute periombelicale che può esitare nella formazione di nuove smagliature.
Chi è affetto da diastasi frequentemente soffre anche di mal di schiena. Questa associazione non è casuale e il mal di schiena a livello lombare insieme al gonfiore addominale è uno dei sintomi più frequenti di questa patologia. Il mal di schiena nella diastasi addominale si manifesta in seguito ad uno squilibrio di postura che vede prevalere l’azione dei muscoli dorsali sugli addominali.
Si viene ad accentuare la fisiologica lordosi lombare dando luogo a mal di schiena e lombalgie ricorrenti.
Un altro sintomo della diastasi addominale è l’instabilità del bacino.
Questo avviene perché i muscoli retti addominali si inseriscono sul bacino e ne aiutano alcuni movimenti, tuttavia nella diastasi addominale la dinamica di contrazione dei muscoli retti è alterata e il bacino risulta instabile.
Sullo stesso principio si spiega l’ultimo dei sintomi della diastasi addominale che è il mancato svuotamento vescicale.
Accade che le pazienti affette da diastasi addominale post-parto debbano urinare con una frequenza eccessiva. I muscoli addominali nell’ultima parte della minzione non si contraggono adeguatamente e non si genera abbastanza pressione addominale per svuotare tutta la vescica. Questo mancato svuotamento vescicale, da non confondersi con le incontinenze vere e proprie, è tipico della diastasi addominale.
Con l’affermazione della chirurgia mininvasiva robotica concepita e sviluppata dal Dottor Darecchio è stato finalmente possibile trattare la diastasi addominale con risultati di eccellenza.
Grazie alle caratteristiche del Robot da Vinci, uno strumento in grado di articolare i movimenti dei piccoli strumenti utilizzati, si esegue l’avvicinamento specifico del margine mediale dei muscoli retti, ricostruendo la linea alba e riconducendo l’anatomia a quella che avevamo prima della patalogia in modo mininvasivo e naturale.
Tale ricostruzione consente la vera rigenerazione della linea alba riconducendo l’anatomia, a quella che avevamo prima della patologia in modo naturale. Quando sia richiesto il posizionamento di una rete di rinforzo, lo spazio utilizzato sarà quello pre-peritoneale. Pertanto, in chirurgia robotica se è necessario utilizzare una rete, essa risulterà riposizionata in una zona strutturalmente valida ad impedirne il dislocamento e non sarà né troppo superficiale né troppo profonda. Pertanto, diversamente da altre tecniche, è categoricamente escluso il rischio che essa venga avvertita superficialmente o che crei contatto con gli organi addominali in profondità. In aggiunta si utilizzano reti superleggere e parzialmente riassorbibili che vengono perfettamente integrate nei tessuti.
Lo spazio pro-peritoneale dove il chirurgo lavora grazie al robot è uno spazio scarsamente vascolarizzato, per questo motivo non si posizionano tubi di drenaggio a fine intervento.
Gli strumenti chirurgici utilizzati in laparoscopia ed endoscopia sono i lontani progenitori degli strumenti del sistema robotico Da Vinci. Tutti vengono introdotti attraverso piccoli orifizi che risultano nelle piccole incisioni visibili esternamente a fine intervento.
L’unica analogia che hanno gli interventi laparoscopici/endoscopici con la robotica sono le piccole vie di accesso. La ricostruzione interna eseguita in robotica è invece molto più avanzata avvenendo nel sottile spazio pre-peritoneale dove soltanto gli strumenti mininvasivi robotici possono lavorare grazie alla loro articolabilità.
L’incolmabile passo in avanti della robotica rispetto a laparoscopia ed endoscopia, risiede pertanto nella articolabilità di movimento degli strumenti, permettendo al chirurgo l’esecuzione di manovre ricostruttive complesse in spazi estremamente piccoli.
Tali manovre risultano impossibili agli strumenti laparoscopici ed endoscopici, indipendentemente dalla abilità di chi li utilizza, in quanto essi sono limitati da un solo grado di libertà nella loro parte terminale.
L’ importanza della strumentazione robotica non è solo un fatto di precisione aumentata. La vera importanza della robotica è di aver abbattuto i limiti ingegneristici dei vecchi strumenti laparoscopici ed endoscopici rendendoli articolabili e di conseguenza rendendo possibile la realizzazione di tecniche prima irrealizzabili.
Il Robot Da Vinci X di ultima generazione utilizzato dal Dott. Darecchio, permette di eseguire movimenti ad alto grado di libertà, precisissimi e in spazi estremamente ridotti. Grazie a queste caratteristiche è stato possibile sviluppare una tecnica chirurgica dedicata, dai risultati risultati finali senza compromessi sia dal punto di vista funzionale che estetico.
L’intervento eseguito dal Dott. Darecchio nella ricostruzione della diastasi addominale porta ad un allineamento estremamente solido del margine mediale dei muscoli retti e pertanto si può ridare il pieno carico fisico velocemente. Non è necessario alcun tubo di drenaggio post-operatorio. Non si posizionano reti, o materiali di riparazione né nel sottocute (evitando potenziali discomfort ed inestetismi superficiali come può talvolta accadere in endoscopia) né tantomeno nella cavità peritoneale (evitando che materiali artificiali siano a contatto con l’intestino e possano potenzialmente sostenere aderenze come può talvolta accadere in laparoscopia).
Tutto ciò è possibile in quanto la ricostruzione eseguita dal Dott. Darecchio avviene nello spazio pre-peritoneale, uno spazio che non risulta né troppo superficiale né troppo profondo e dove i materiali tipicamente semi-riassorbibili utilizzati trovano l’alloggio ottimale al lontano dalla superficie della parete addominale e al riparo dal contatto con le strutture profonde.
Tutte le tecniche di riparazione per la diastasi addominale open, laparoscopiche/endoscopiche e robotiche richiedono un’anestesia generale.
Questo sia per la gestione del dolore a livello alto (la riparazione deve iniziare a livello dello xifoide e tale regione non è coperta dalle anestesie spinali o loco-regionali), ma soprattutto, per il rilasciamento della muscolatura che è fondamentale in questo tipo di interventi.
La chirurgia robotica non richiede anestesie più pesanti o leggere di tutte le altre tecniche.
E’ bene diffidare da chi, a scopo pubblicitario, parla di anestesie diverse da quella generale nella terapia della diastasi, con qualsiasi tecnica essa venga trattata. La cosa invece importante è assicurarsi che nella struttura scelta sia presente un reparto rianimazione che è una garanzia di sicurezza generale per il paziente e, ai giorni nostri, dovrebbe essere presente in qualsiasi clinica di livello.
I soggetti più a rischio di sviluppare una diastasi addominale sono: le neo mamme, secondariamente gli sportivi, in particolar modo i wheightlifter ed i bodybuilder e infine i soggetti portatori di una congenita fragilità di collageni.
Dopo la prima o più frequentemente la seconda gravidanza ci si può accorgere dei segni e sintomi della diastasi addominale. E’ consigliabile aspettare almeno 8 mesi dalla gravidanza per consentire ai tessuti di stabilizzarsi prima sottoposti a visita specialistica. Tuttavia se si è creata una lesione tendinea della linea alba, non vi potrà essere una regressione spontanea. L’aspetto fisico tipico nonché la frase tipica di molte pazienti alla prima visita è “sembro ancora incinta”.
Da un punto di vista medico una distanza tra i muscoli retti superiore ai 2,5 cm e in presenza di sintomi quali lombagie, disturbi della postura, gonfiore addominale abnorme e incompleto svuotamento vescicale indicano che si è passati da una situazione parafisiologica ad una situazione francamente patologica e permanente, si può quindi iniziare a parlare di diastasi addominale post-parto.
L’eventuale taglio cesareo non è responsabile dello sviluppo della patologia anche se da alcune pazienti, talvolta, viene erroneamente collegato alla stessa.
Possono invece coesistere alla diastasi addominale complicanze proprie del cesareo, come aderenze, asimmetrie, laparoceli.
La diastasi addominale è fondamentalmente una patologia tendinea, nella quale avviene un progressivo e irreversibile danneggiamento delle fibre tendinee che compongono la linea alba.
Proprio per questo motivo, purtroppo, non esistono esercizi che possano ricostruire il tendine rovinato. Gli esercizi fisici possono rafforzare i muscoli, è vero, ma la contrazione muscolare degli addominali genera ulteriore trazione sulla linea alba, potenzialmente aggravando la diastasi stessa ed in ogni caso non portando a guarigione.
Non è necessario sospendere completamente l’attività fisica ma si consiglia a chi sia affetta da diastasi addominale post-parto di essere molto cauta negli esercizi e di limitare il più possibile crunch addominali, squat, yoga o pilates che possono mettere sotto sforzo la linea alba. Soprattutto si consiglia di non cadere in mano a personal-trainer o simili che non conoscendo la patologia possano involontariamente provocarne un aggravamento con schede di allenamento inappropriate.
Così come per l’ernia inguinale e l’ernia crurale, la chirurgia robotica è l’ultima frontiera della mini-invasività anche per la diastasi addominale.
Il chirurgo, pertanto, attraverso una telecamera a visione tridimensionale e con l’ausilio di strumenti articolabili e precisi al decimo di millimetro può realizzare una ricostruzione della linea mediana stabile e duratura. Si ripristina così la linea alba, permettendo l’avvicinamento dei muscoli addominali e la chiusura del difetto di parete senza modificare l’anatomia originale, ma ricostruendola.
Grazie a questo grande vantaggio rispetto alle altre tecniche, la diastasi addominale può essere oggi curata in maniera ancor più mini-invasiva, senza lasciare vistose cicatrici.
Continuando a navigare nel sito, scorrendo la pagina o interagendo con un qualsiasi elemento della pagina dichiari di aver completamente letto e accettato le condizioni del sito. Maggiori informazioni.
The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.